Solo due parole. Bianco e nero. Essenziale, sublime ed enigmatico. Le dune della spiaggia di Deauville scosse dal vento. Le scarpe di Milla Jovovich abbandonate tra la sabbia. Le luci scomposte in un caleidoscopio di sfumature. Senza tempo, come un’ombra sul muro. Era la cifra dello stile di Peter Lindbergh; le cui memorabili immagini cinematografiche l’hanno reso uno dei fotografi contemporanei più influenti.
Tedesco, ispirato negli anni giovanili da van Gogh, divenne un pioniere della fotografia, liberando la donna; ritraendola in modo realistico e sublime, in mondo tutto suo, fatto di spiagge senza fine, malinconici paesaggi e atelier spartani. Un mondo più che mai lontano da quello sfavillante della Moda negli anni Ottanta/Novanta in cui l’artificio regnava sovrano.
Ha esaltato l’autenticità delle donne più belle al mondo, delle più grandi supermodelle e degli artisti più famosi, riducendo al minimo i vestiti, il trucco; tutto ciò che potesse distrarre dall’anima, che riusciva a parlare attraverso la pellicola. I suoi scatti andavano ad arricchire le riviste, di Moda e non solo, più prestigiose di tutto il mondo.
Il grande maestro del bianco e nero, creatore di un rarefatto universo dove prendeva forma la Moda pura; ci ha lasciati il 3 Settembre 2019. I suoi scatti e la memoria di chi l’ha conosciuto sono i testimoni del suo straordinario talento. Suzy Menkes, in poche parole, è riuscita a riassumere l’essenza del suo modus operandi: “Rifiutarsi di piegarsi alla perfezione lucida è il marchio di fabbrica di Peter Lindbergh – l’essenza delle immagini che guardano nell’anima incontaminata di ogni persona, per quanto familiare o famosa sia la modella”.
Luca Caputo
In alto: foto tratta da Peterlindbergh.com.
Galleria: foto tratte da Flickr, Pinterest, Il Post.
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