“L’amore di Dio per noi è forse la più ardita di tutte le metafore (con cui la Chiesa è stata perennemente a disagio) è come l’amore appassionato tra uomo e donna. Dio si annida nell’amore umano suscitato e si rivela a noi (alla coppia prima di tutto) attraverso di esso.’’
Andrew Greeley
Sottile è il filo che separa la devozione dal desiderio, la passione dall’amore, la religione dalla Moda. Mondi così diversi, che appaiono distanti, sono in realtà più vicini di quanto si pensi; e soprattutto perché sin dal principio la religione ha usato la Moda, costruendo con lei il suo simbolico immaginario collettivo fatto di abiti preziosi e paramenti sfarzosi. Tutto l’immaginario religioso, in particolare quello cattolico, deve molto alla Moda, poiché è figlio di un matrimonio all’apparenza combinato ma di certo ben riuscito: quello tra sacro e profano.
Ma anche la Moda si è servita della religione, fonte di massima ispirazione per creazioni che hanno scritto la storia: dal celebre “Pretino” delle Sorelle Fontana agli abiti di John Galliano e Gianni Versace fino alle fondamenta della stile Chanel che partono proprio dal convento di Aubazine, dove a Mademoiselle vennero impartite le prime lezioni di cucito e dal quale fu ispirata in anni successivi dalla severa eleganza dell’ambiente monastico. Fino a non dimenticare Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination, mostra e tema del Met Gala 2018.
Questo mese ci immergiamo nei segreti di questo legame. Di questo divino amore.
Luca Caputo
In alto: foto tratta da Hypebae.
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