Ritratta di profilo come se fosse l’effige su di una moneta romana. La sua onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” è esibita in bella vista cosi come la gamba tonica che spunta fuori dall’ampia gonna. Sul tacco a spillo, brilla incastonato, il logo del suo brand. Lei è Elisabetta Franchi. Imprenditrice, madre, moglie, animalista recita la biografia del suo sito web. Una donna che non esita a sottolineare come la sua carriera sia iniziata dal basso e che come una rampa di scale, l’abbia portata quasi sin sulla vetta del Fashion System. Ma che spesso tace sulla muffa, sui gradini franati che sono invece emersi durante l’intervista con Fabiana Giacomotti all’evento “Donne e moda: il barometro 2022”, in tutto il loro marciume. E da lì la valanga.
«Adesso parlo dalla parte dell’imprenditore» Il nocciolo del problema è già chiaro nelle parole inziali. Il binomio imprenditore/donna è tradizionalmente stridente. Una cosa deve per forza escludere l’altra. Evidenti i primi segni di maschilizzazione che contagia le donne al potere, in politica soprattutto ma anche nell’imprenditoria.
«Quando metti una donna in una carica importante, se è molto importante, poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta. E un imprenditore investe tempo, energia e danaro. E se ti viene a mancare è un problema.» Invece che accusare lo stato che non sostiene gli imprenditori come dovrebbe, Franchi si accanisce contro la maternità, trattata alla stregua di una malattia, non come l’atto fondamentale della nascita del genere umano. Non è una questione di santificazione ma semplicemente di dare la giusta importanza alle cose. Le sue parole hanno un retrogusto medioevale. Il compresso carriera/materità dovrebbe essere totalmente superato, ma queste parole dimostrano il contrario.
«Va fatta una premessa. Io oggi le donne le ho messe ma sono “anta”. Perché questo va detto. Cioè comunque ancora ragazze ma… Ragazze cresciute… Se dovevano sposarsi si sono già sposate, se dovevano far figli li hanno già fatti, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello. Quindi diciamo che io le prendo che hanno fatto tutti i quattro giri di boa»
Rimbomba ”le ho messe” come se si trattasse di una quota oppure di una figura ornamentale riferendosi alle sue dipendenti. Donne capaci come lei. Rimbombano i silenzi servili e l’annuire della giornalista, simbolo di una stampa oramai assoggettata dal potere. Rimbomba quanto ancora, le battaglie femministe che tanto, ogni giorno, bombardano i mass media, hanno vinto poco o niente. Forse perché si combatte in modo sbagliato o non si centra bene l’obbiettivo. Rimbomba quanto siamo lontani dalla meta e quanta strada ancora c’è da fare.
Luca Caputo
In alto: foto tratta da Corriere.it.
Galleria: foto tratte da Corriere di Bologna, Forbes Italia, IoDonna.
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