André Leon Talley: un nome che al di fuori del mondo della Moda (tralasciando gli spettatori di America’s Next Top Model) in pochi conoscono ma che in quell’ambiente aveva un certo peso. Lui è stato contemporaneamente parte e vittima dell’establishment, ha vissuto ed è morto, la notte tra il 18 e il 19 Gennaio all’età di 73 anni, per la Moda. Imponente, con una personalità unica e un gusto inconfondibile, Talley ha vissuto la parabola dell’emarginato che dopo aver scalato le vette del Fashion System cade lentamente nel burrone spinto proprio da persone di cui si fidava. Ma più che mai alla sua scomparsa rimane uno dei più appassionati e apprezzabili personaggi della storia della Moda, simbolo di un mondo, quello dello Studio 54, di Diana Vreeland, Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, che non esiste più.
Cresciuto con la nonna domestica, ebbe un fortunato incontro con Diana Vreeland, allora direttrice di Vogue, che lo raccomandò per un posto nella rivista di Andy Warhol. In breve divenne un personaggio tra i più influenti del settore. Il suo essere totalmente fuori dagli schemi di allora con il tempo divenne una carta a suo favore: nero, altissimo e pieno; vestiva con elegantissimi completi sartoriali assieme a lunghissime cappe ricamate, kimoni e caftani. Scarpe solo su misura di Manolo Blahnik.
Consacrato come braccio destro di Anna Wintour, la potente direttrice di Vogue fu anche la causa della sua rovina, che lo portò al licenziamento a favore di collaboratori più giovani. Gli ultimi anni furono difficili passati tra problemi, ricordi dei tempi passati e solitudine.
A fin dei conti però André ne esce vincitore. La risposta appassionata e sincera di un uomo che amava il suo lavoro a dispetto di un sistema profondamente competitivo, malsano e a tratti marcio. Ciao André.
Luca Caputo
In alto: foto tratta da ft.com.
Galleria: foto tratte da Corriere della Sera, CLTure, The Guardian.
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