Silenzio assoluto, un camice candido. Si drappeggiava direttamente sulle forme, nessuno schizzo o taglio. Uno spillo dopo l’altro. ‘’Mio padre Cosimo faceva il sarto e io cucio da quando ho sei anni’’. Movimenti precisi, tecnici, ritmati dalla musica classica che si diffondeva in ogni stanza. Bach, Beethoven, Mozart: le loro sinfonie erano infuse nell’aria. ‘’Il mio sogno è fare gli abiti con lo stesso ritmo e la stessa armonia di un quartetto di archi di Beethoven’’. In quell’atmosfera, tra decine e decine di stendini ai quali erano appesi numerosi capi-modello variopinti, si svolgevano le operazioni del brillante chirurgo della moda: l’indimenticabile Emanuel Ungaro.
Venuto a mancare il 21 Dicembre 2019 ad 86 anni, era nato ad Aix en Provence, da genitori pugliesi di Francavilla Fontana. Figlio d’arte, a soli ventidue anni sbarcò a Parigi, per poi trasferirsi a Barcellona, raffinandosi per sei anni nell’atelier di Cristóbal Balenciaga. Tornato nella capitale francese aprì le porte della sua casa di moda nel 1968 in Avenue Montaigne. Come stilista e come uomo conquistò le più belle donne del mondo: Anouk Aimèe (sua musa e grande amore) Catherine Deneuve, Lee Radziwill, Lauren Bacall, Isabelle Adjani, Caroline di Monaco e infine sua moglie Laura che affiancatolo sul lavoro, divenne la sua musa eterna. Il suo stile divampò, dettando tendenze: «Un abito – diceva – non deve essere portato, ma abitato». Proponeva una donna forte e seducente che vestiva abiti dai colori sfacciati e da forme libere da ogni schema e da ogni regola. Dopo trentasei anni e varie vicissitudini, lasciò il suo brand con un’ultima sfilata nel 2004. Dopo essere stato uno dei grandi nomi della moda francese, raggiungendo l’apice negli anni ottanta, si ritirò nel suo mondo, nelle sue case, con i suoi familiari.
A salutarlo pochi giorni fa, una cerimonia intima. All’uomo incredibile che è stato non sarebbero piaciuti glamour e lacrime. Era un uomo raffinato, un grande artista. Che con una voce calda e suadente, la sera prima di ogni sfilata, intratteneva insieme a sua moglie, pochi intimi di fronte ad una piccola cena: la tavola apparecchiata con le stoffe della collezione e tutt’intorno oggetti che ne raccontavano l’ispirazione. Dopo si ritirava nei suoi sogni, tra i suoi libri, le sue pitture e la sua musica; lasciando la parola alle sue creazioni.
Chi l’ha conosciuto se l’è immaginato andar via nello stesso modo, lasciando; alla sua scomparsa, le sue creazioni a testimoniare il genio immenso ed il talento inarrivabile.
Luca Caputo
In alto: foto tratta da Vogue.it.
Galleria: foto tratte da Vogue.it.
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