Tête-à-tête

C’è Qualcosa Nell’Aria: Gabriele Greco di Vittoria M. Podo

Il dettaglio, la terra, le origini. Un abito non è solo un pezzo di stoffa cucito e modellato per calzare bene su di un corpo. Fra le sue trame si incontrano, incrociano e incastrano l’intenzione dello stilista, l’abilità del sarto, le caratteristiche del tessuto e la pelle del modello che lo indosserà. Un bravo stilista è capace di immaginare tutto questo nell’insieme prima ancora di aver messo il primo punto di macchina su di esso: la proiezione del fine di quell’abito naviga già nella sua mente corredandosi in maniera sempre stretta con le basi dalle quali l’ispirazione ha preso vita, in modo da limare ogni particolare e ogni dettaglio in nome della coerenza con l’idea originale. Spesso l’ispirazione ha origine dalla terra nella quale si è nati: è questo il caso di Gabriele Greco, classe ’95, con molti sogni nel cassetto ed alcuni già realizzati.

Ciao Gabriele. Così giovane ma già con le idee chiare e con un percorso che sembra ormai spianato: a cosa, o a chi, devi questa passione?

Il mio interesse per la Moda nacque tra i banchi di scuola, ma non me ne accorsi, almeno non inizialmente. Notai che far scivolare la matita su di un foglio per me fu qualcosa di estremamente naturale. Sin da bambino ero ammaliato dai dettagli, disegnare le prime “bozze” per me significava dar voce alla mia immaginazione, non a caso, il mio momento preferito durante il percorso scolastico era l’ora d’arte. Crescendo, poi, capii che ciò che realmente amavo fare andava costruito piano, con diligenza, attenzione, cura, ma, sempre attraverso gli occhi di quel bambino. Cerco di costruire, nel tempo, dei progetti nei quali esprimermi e, attraverso la ricerca continua, di dare il mio contributo al mondo della Moda.

 

Come abbiamo detto nell’introduzione, una delle tue più grandi ispirazioni viene dalla tua terra d’origine. Potresti spiegarci meglio che cosa intendi con questo?

Ognuno di noi trae ispirazione da qualcosa. La mia terra d’origine è il Salento, che è casa, è normalità. Non è banale, il punto focale di tutto, il particolare è da ricercare nelle piccole cose; un profumo, un fascio di luce, una sfumatura. Ecco, il Salento è questo per me, nasce tutto dal basso per poi poter sognare in grande e sviluppare un’idea.

 

Questo tuo bagaglio culturale che prende continui spunti dai luoghi che ti hanno visto crescere, come lo declini sui tuoi abiti? Nelle stoffe, nei colori, nei tagli o nello stile generale dei tuoi abiti, oppure solamente nel tuo modo di intendere il mondo della Moda?

Mi sentirei di rispondere entrambe le cose, cerco di spiegarmi. Le mie creazioni partono dal locale, come dicevo prima, per poi immergersi in altri contesti, frutto della ricerca che parte da questa magnifica Terra. Il Salento offre sensazioni difficili da espletare, poiché sono emozioni puramente soggettive. Personalmente, credo che questo si rifletta maggiormente nell’uso del colore e della stoffa, senza tralasciare l’importanza della diversità di ogni donna, che mi capita incrociare anche casualmente, che mi induce a intravedere come ognuna di loro abbia una storia, una personalità e delle esigenze diverse.

 

Un tuo grande desiderio è quello di vestire per il Festival di Sanremo. Se ti dovessero proporre di vestire un’ospite in particolare, su cosa ti concentreresti nel decidere quale abito proporre? Come, in altre parole, decidi in merito all’abito da abbinare ad un tuo cliente?

Sì, per me Sanremo è eleganza, ma soprattutto sinonimo di novità e fiore all’occhiello italiano. Il Festival si evolve ogni anno e se proprio dovessi scegliere un ospite in particolare, anche se è una domanda più difficile delle altre e il solo pensiero mi lascia senza fiato, probabilmente la mia preferenza andrebbe a Monica Bellucci, per me da sempre simbolo dell’eccellenza artistica italiana. In quel caso, per quanto utopico, ci tengo a dire che chi indossa un abito debba, prima di ogni cosa, sentirsi a proprio agio, “pronta a brillare”, come dico io. Credo che la bravura di uno stilista sia accentuare maggiormente la bellezza e la storia di un’artista, senza necessariamente dover esagerare, piuttosto cercare di cogliere un particolare che emerga dall’abito, che possa riflettere, magari, anche un messaggio per chi guarda un’artista di quella portata nel suo complesso.

 

Si parla e riparla, giustamente, del Made in Italy e del savoir-faire italiano. Ma la ripartenza vera e propria, soprattutto in un periodo come questo, nel quale il Covid ha rimesso in discussione ogni paradigma, non è più da rintracciare nelle grandi città come Milano ma nei piccoli e concentrici territori. Che cosa hanno da offrire oggi, secondo te, le nostre terre a differenza delle grandi capitali della moda?

Il territorio, per quanto mi riguarda, è sempre il punto di partenza, o per meglio dire, in questo periodo di disagio generale, ri-partenza. Non bisogna tralasciare un elemento, il contatto umano, la vicinanza, la solidarietà venutasi a creare tra i commercianti. Le persone, i professionisti, le competenze e le idee possono essere soltanto una rampa di lancio, una forza capace di sprigionare le migliori azioni di risposta a tutto questo. C’è sempre una forza che nasce dal basso, che funge da risposta al nostro vivere abituale, che poi si dirama fino ad arrivare lontano. La mia Boutique si trova a Lecce, che ovviamente non ha un bacino di risposta paragonabile a Milano, ma sicuramente, in un luogo o nell’altro l’importante è rimanere se stessi, evolvendosi, in base ai tempi e al contesto. Il punto a favore per i piccoli centri è quello di mantenere una particolarità, un’identità forte e radicata alle tradizioni non facilmente rintracciabile altrove, dunque, io intravedo grandi possibilità di sviluppo e crescita, motivo per il quale ho deciso di affondare le radici della mia arte proprio qui, nel Salento.

Vittoria M. Podo

In alto: ritratto concesso da Gabriele Greco.

Galleria: foto tratte da Fame di Sud, Archeoares, Il Paese Nuovo.

 

 

 

 

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